Antonio agresti

RINASCIMENTO collage su tela – cm 50×50 – anno 2024

L’opera di Antonio Agresti, in arte Agre, si serve di strappi ottenuti da manifesti degradati su mura urbane e ricomposti in collage. Il suo lavoro trasforma la sofferenza espressa dal loro essere rifiuti abbandonati in opere in cui traspare l’eleganza, l’utopia ed una profonda speranza. La scelta degli scarti non è casuale. Il riciclarli, in maniera così elegante è come far riconquistare agli scarti una identità che hanno già posseduto e sono stati costretti ad abbandonare per esaurimento della loro funzionalità. Il tentativo dell’artista è di ritrovare la dignità e la bellezza in quell’universo di elementi abbandonati e pronti per essere distrutti. L’eleganza la si legge nella scelta delle forme e dei colori che si compongono come se avessero già nella propria natura questa loro destinazione artistica oltre a quella d’uso originaria. Eleganti sono i colori e le forme dei collage di Agre che riescono a far nascere negli accostamenti scelti nuovi linguaggi e composizioni che trasformano i simboli, i linguaggi e le strutture originarie in messaggi ricercati e ideali per la nuova visione utopica dell’artista. Visionaria è infatti l’utopia che si legge nei collage di Agre, che ci racconta, infatti, che si può e si deve avere un legame con la storia di ognuno e di ogni cosa, per salvaguardarne il futuro e per vivere in maniera ecosostenibile e rispettosa dell’ambiente naturale ed umano. Nella sua scelta di utilizzare scarti l’artista ripercorre le strade antiche usate da civiltà remote per costruire utilizzando elementi di edifici crollati e distrutti. Oltre alle scelte compositive, anche questo pensiero del riuso è una reminiscenza della sua formazione di architetto. E qui prende forma e forza la speranza che le opere di Agre ci comunicano. La speranza risiede nella ferma convinzione che l’artista esprime che la bellezza può e deve condurci a ripensare il passato cercando di eliminarne gli errori e le strade che portano la società alla distruzione, al consumo sfrenato e compulsivo ed al degrado delle cose, delle persone e degli ideali. L’opera di Agre, gentilmente ma fermamente ci ricorda che la bellezza può e deve offrire al mondo la strada per redimersi e salvarsi attraverso il coltivare la speranza, il rispetto, l’inclusione e la tolleranza. In questo lavoro le strade, le piazze, la città non sono solo il luogo da cui attingere la materia prima delle opere dell’autore, quali i manifesti pubblicitari, ma sono anche il contesto che lo ha ispirato: uno spazio urbano animato dal movimento dei suoi abitanti nel quale entrano di prepotenza delle linee di forza che si ricompongono negli strappi selezionati e che restituiscono anche dinamiche di quotidiano conflitto. Ritroviamo la presenza di matrici ortogonali, linee di un progetto ragionato proprio dello schema urbano che ha disegnato strade e piazze, luoghi designati alle connessioni ed alle relazioni. L’opera contiene frammenti di manifesti, sia strappati che ritagliati che rappresentano, nella compresenza di parti geometriche ed irregolari, un organismo completo e complesso che parla al cuore ed alla mente. Ritroviamo anche la rappresentazione del vociare e dell’agitarsi degli umani nel loro muoversi nello spazio urbano restituito in quelle prospettive spezzate, strappate, che cambiano tratto e colore dopo la cesura. Nato a Formia (LT) nel 1961 e cresciuto a Napoli dove si è laureato in Architettura, Antonio Agresti vive e lavora a Roma, dedicandosi prevalentemente all’attività artistica. Nel 2004 segue un ciclo di lezioni sul collage di carta presso un’associazione culturale della capitale e da allora la ricerca artistica prosegue nella produzione di collage di piccole dimensioni fatti con carta di giornale per continuare nel 2012 quando i manifesti murali diventano la materia prima per le sue opere di dimensioni maggiori. Nell’anno successivo si propone al pubblico con la sua prima mostra e successivamente esponendo in Italia ed all’estero.