Beatrice Vecchio

Beatrice Vecchio è nata a Trieste il 26 maggio 1997. Dopo il liceo linguistico ha conseguito la laurea in Dams – Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo – e un diploma di Graphic Designer. La passione per la fotografia c’è sempre stata. La prima macchina fotografica fu un regalo dei suoi genitori, una Nikon D3100. Da quel momento fu una fedele compagna che portava sempre con sé. Ha ripreso la fotografia dopo un paio di anni di pausa. Beatrice svolge un lavoro a tempo parziale come educatrice nello scolastico e nei centri estivi, mentre per l’estate lavora come fotografa e videomaker per degli eventi di musica nella sua città. Se dovesse definire la sua fotografia direbbe che è zero tecnica, tutto sentimento. A Beatrice piace comporre ritratti, per ora di amiche e amici e modelle emergenti. Alcune foto della bella Trieste sono state protagoniste di un libro, scritto da Monica Vecchio, intitolato “Polvere D’ Acqua”. E’ un viaggio per le strade e i luoghi di Trieste, dove si ripercorre la gioventù di Monica Vecchio con l’aiuto di Veronica Kidric, soggetto di queste foto. Inoltre, Beatrice è stata pubblicata su un magazine americano, “Clary Magazine”, e sui depliant turistici “Io sono Fvg – Terra di scambio”. Il magazine americano è una rivista di moda, mentre il “Io sono Fvg” è un bando promosso dalla regione e dalla scuola di musica Cam Arte e Musica di Gabriele Medeot. In quest’ultima pubblicazione, Beatrice ha portato un tema sociale che riguarda la sua regione: i senza tetto e la disabilità. Poiché il tema dello scambio era a libera interpretazione, Beatrice ha pensato che due temi a lei cari potessero rappresentare al meglio ciò che può essere uno scambio, ovvero uno scambio di culture, di lingue, di cibo, di esperienze e di vita. Spesso le sue foto sono in bianco e nero, che immortalano il tempo per sempre e fanno emergere la realtà quotidiana che viviamo. Ora che partecipa ad alcuni eventi musicali si dedica a fare foto a colori, con l’utilizzo di flash e fari colorati. Le diverte spaziare la fotografia in più campi e non cristallizzarsi in un unico stile. La fotografia dovrebbe fare questo: divertire.

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