Giulia Pafundo

All’anagrafe Giulia, ma tutti la chiamano Paffi.
Classe 1991, sin dai primissimi anni di vita si dimostra interessata al disegno passando ore a paciugare su qualsiasi supporto disponibile. L’ossessione continua anche durante gli anni scolatici acuendosi negli anni del Liceo dove niente viene risparmiato: libri di testo, banchi, lavagne, diari di ignari compagni di banco. Tutto viene preso di mira dalla sua insaziabile smania di disegno
Oltre al paciugo, in questi anni si diletta nella realizzazione di pupazzetti in cartapesta, spillette di vario genere e chincaglieria di dubbio gusto che finisce per regalare agli amici. Sempre in questi anni nutre la sua già fervida immaginazione leggendo incessantemente Topolino, guardando anime in seconda serata, sciroppandosi serie tv e programmi al limite del trash.
Pur trovando terribilmente noioso il disegno tecnico in tutte le sue forme e non capendoci nulla di assonometrie, prospettive e ombre approda ad architettura affascinata dalle composizioni volumetriche ardite e dal sapiente utilizzo della linea e del tratto come mezzo espressivo.
Terminata l’università si getta nel mondo del lavoro per finire nello studio di progettazione dove attualmente lavora come architetto e dove, tra una pratica e un’imprecazione, continua a scarabocchiare personaggi improbabili e mondi immaginari.
La Paffi è polemica per partito preso e naturalmente inopportuna. E’ un’anima in pena in perenne crisi di identità, la cui esistenza è un pendolo che oscilla tra una crisi di pianto e una parolaccia.
Nottambula, amante di albe incendiarie, aperitivi improvvisati e bagni clandestini al lago. Quando non disegna si perde in bicicletta nella campagna brianzola, esplora i boschi dietro casa alla ricerca di ruderi abbandonati o arranca lungo sentieri di montagna.
Sogna avventure fantastiche nei mari del sud, beve birrette ghiacciate, ascolta musica trash e si nutre di hummus di ceci (rigorosamente con l’aglio). Tutto ciò viene fatto contemporaneamente. Tu chiamalo se vuoi multitasking.

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