Margherita ha diciotto anni, anche se avrebbe preferito rimanere per sempre una diciassettenne per poter cantare Dancing Queen degli Abba, e nel corso della sua vita ha consumato troppa carta e inchiostro nero per scrivere poesie, canzoni e monologhi drammatici sul senso della vita. Vive a Perugia, una città che sa essere tanto grigia e solitaria quanto verde e piena di vita, una città piuttosto eclettica che ha cresciuto una ragazza a cui piace definirsi appunto eclettica, aperta a nuove influenze e nuove possibilità. Sta frequentando l’ultimo anno del liceo classico Annibale Mariotti ed ha perciò ormai sviluppato l’incredibile capacità di non alzare gli occhi al cielo alla domanda “ma quindi sai parlare il greco antico?!”. In quanto ad esperienze nel campo della scrittura, Margherita pubblica poesie e articoli sul giornale scolastico, Lo Zibaldone, in lingua italiana e soprattutto in lingua inglese. Quello per il songwriting inglese e americano è infatti un suo grande interesse che, dal giorno in cui ha scoperto dell’esistenza di Taylor Swift, influenza il suo stile di scrittura e il suo modo di vivere e osservare il mondo come se in ogni angolo della realtà, in ogni piccolo o grande avvenimento, nelle sfumature di ogni emozione si celasse la metafora, l’immagine, la rima, l’analogia perfetta per una canzone o una poesia. A Perugia, la città variopinta già citata, vive con due genitori, tre fratelli, due sorelle, un gatto arancione e molti scheletri nell’armadio che sono spesso protagonisti delle sue composizioni, la sua è una famiglia buffa e a volte eccentrica che vive in una buffa e a volte eccentrica casa rosa, con un bel giardino che in primavera è il posto perfetto in cui leggere, immaginare infinite storie e infiniti mondi e chiedersi se in fondo tutti qui drammatici monologhi sul senso della vita, tutti quei quaderni colorati e imbrattati di vulnerabile onestà la porteranno mai da qualche parte.