Nata sul lago ma marina di nome e di natura, trascorre metà della sua vita con base a Londra, correndo lungo il Tamigi, da un lato all’altro della città, moto perenne in una città che non si ferma mai. Sono anni ricchi di avventure e spostamenti, un po’ per lavoro, un po’ per una insaziabile sete di mondo, sempre seguendo i mormorii del cuore. Un giorno si sveglia e molla tutto, e si butta senza paracadute, ma con una gran voglia di cambiare prospettiva. Per il momento sembra essere ancora lì, sospesa a mezz’aria. Da una carriera nel mondo della moda a un corso intensivo di letteratura e fotografia, viaggia in Sud America e Europa cercando di imparare a raccontare con le immagini e le parole, crisi perenni sul che cosa farà da grande (ma grande già lo è), momenti meravigliosi di leggerezza e spontaneità. Nel mezzo, tante esperienze, diverse e collegate dal filo della curiosità e di un’inquietudine che oscilla fra il creativo e il distruttivo, dipende dalle circostanze e dai paesaggi interiori. Felice a piedi scalzi e con le onde negli occhi, crede nelle relazioni umane, nello scambio e nella connessione. A volte vorrebbe avere chiaro il sentiero verso il futuro, poi ricorda che spesso i momenti migliori sono nati dal non sapere bene dove andare, cosa fare. Dall’imparare a navigare le incertezze e ad abbracciare le paure. Dall’accettare la fragilità come preziosa, e l’ansia come messaggera. Insegna inglese, e anche italiano. Scrive, legge, fotografa. Da poco rientrata dall’Amazzonia, sogna la foresta ad occhi aperti, le è entrata dentro, come una boccata d’ossigeno che non si esaurisce mai. Collabora con chi può trarre beneficio dalle sue capacità, e da chi può imparare. Ama ascoltare storie. E ora anche raccontarle. Crede che il mondo potrebbe salvarsi così, una storia alla volta.