RAFFAELE SCOTTO DI CARLO

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Raffaele Scotto di Carlo, e’ nato a Napoli il 12 agosto 1975. La sua vita si svolge tra Bacoli e Monte di Procida, cittadine della provincia di Napoli, zona storicamente denominata “Campi Flegrei”.E’ un artista autodidatta, anche se nel corso degli anni, ha frequentato dei corsi di regia, illustrazione e fumetto.Ama definirsi, ricercatore d’immagine, innamorato del segno in sé. Si lascia incantare dagli intrichi delle linee nere sul foglio fino quasi a dimenticare l’insieme.I suoi soggetti sono occasioni, collezionate quasi per caso, frammenti di città, scorci di mare, tetti e volti, uomini e donne scheggiati, angolosi, drammatici, quotidiani.La sua ricerca, di un’immagine perfetta ( che forse non trovera’ mai), lo porta a essere un collezionista di segni, frettoloso come un viaggiatore che tutto deve vedere, che non riesce a star fermo a osservare e ri/osservare. Questa sua voracità verso il segno lo porta a essere a volte fulminante, come se il suo occhio mettesse a fuoco interamente, in uno scatto rapido, il soggetto, altre volte sembra incurante, relativista, approssimativo e sfocato. Forse questo suo andare “randagio” in questo correre verso un esito incerto, in questo accumulo di tentativi, c’è la ricerca di una poetica naturale e sincera, uno stile personale, che galleggia tra il naif e il complesso, sempre ruotando attorno al fascino del nero su bianco o del bianco sul nero, attraversato occasionalmente da sprazzi di colore vivo, impreciso e gestuale. Sarà la sua natura napoletana, ma a volte sembra che osservi tutto con nostalgia disincatata, amara, paziente, come se di fronte all’immensita’ e alla complessità del mondo “lui ci provasse” senza illusioni, con quella ironia meridionale che non risparmia il se’, che lo mette in gioco, perché alla fine il tutto è niente. Il soggetto nei suoi lavori sa di essere in fondo solo un povero oggetto, travolto dal destino comune agli umani, che come chiunque, si lascia trascinare, perché non può far altro, ma lo fa con dignità, con l’orgoglio di dire: visto che la’mi conduce il destino, il segno, la fortuna o la sfortuna, è proprio là che voglio andare. Ed è in questa responsabilità verso il caso, in questa volontà di viaggiare anche a “piedi” che sta la sua forza e il fascino estetico della sua inesausta curiosità di esplorare ostinato, linee e figure.
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